Italia: quanto pesa la nostra burocrazia
Articolo di Saverio Corasaniti, Magistrato, Presidente Tar
Durante la quarantena il costituzionalista Michele Ainis ha pubblicato un interessante articolo dal titolo La Repubblica dei paradossi, che ha suscitato in me varie riflessioni sull'attuale funzionamento del sistema burocratico italiano. Un apparato considerato come il nemico più insidioso da milioni di cittadini che, non volendo più essere destinatari passivi di comportamenti inerti ed omissivi ma beneficiari di doveri amministrativi, sono costretti, pure nel terzo millennio, a percorrere la via crucis delle resistenze, inerzie, lentezze e contraddizioni della burocrazia. Criticità queste che sono la causa prima: delle diffidenze, conflittualità e delle tensioni tra il potere amministrativo e i cittadini; degli intoppi, rallentamenti e del non conseguimento degli interessi legittimi dei medesimi e quindi del bene comune.
E invero, nonostante il miglioramento negli ultimi anni della macchina amministrativa, per effetto di mirati interventi legislativi, la burocrazia si connota ancora per un certus modus operandi caratterizzato dal baloccarsi dei dirigenti tra i "visti" di leggi, statuti, regolamenti, circolari e le incursioni in "ritenuti" e "considerati" vari nell'ottica della sospensione dei procedimenti amministrativi, con la richiesta di incombenti istruttori o della loro conclusione con un diniego. Tutto ciò per evitare i dirigenti il rischio di incorrere in responsabilità sotto più profili, senza rendersi conto che l'amministrare è per essi un preciso inderogabile dovere giuridico e senza riflettere sul fatto che la loro credibilità può scaturire ormai solo dall'azione amministrativa legittima, tempestiva, trasparente. Sono questi i rilevanti motivi per cui io avrei intitolato il predetto scritto La Repubblica dei folli, intesa la follia non quale rapporto sottile che l'uomo intrattiene con se stesso (Michel Foucaut) ma come rapporto distruttivo che i burocrati intrattengono con i loro amministrati. Ciò premesso va ricordato che il legislatore ha da molto tempo introdotto una disciplina generale del procedimento amministrativo finalizzata a realizzare, in attuazione dei principi comunitari e costituzionali, un modello di amministrazione fortemente innovativo fondato su una radicale riforma del modo di essere e di agire della stessa amministrazione per risolvere proprio le surriferite criticità burocratiche.
Con la legge n. 241 del 1990 il Parlamento, innovando in modo significativo sul medesimo procedimento, introdusse un nuovo modo di considerare i rapporti tra cittadino ed amministrazione; modello cioè basato sul fatto che le strutture amministrative debbono essere strumentali e a servizio tempestivo del primo, piuttosto che luoghi di mera gestione del potere nei confronti del cittadino stesso considerato ancora come mero destinatario dell'ampia discrezionalità amministrativa. Un modello in altri termini caratterizzato dal passaggio da un'amministrazione-potere a una amministrazione-servizio scevra dalle predette negatività. A tal fine fu prevista, in aggiunta ai casi di liberazione dell'esercizio di attività (come nella D.I.A.), la semplificazione del predetto procedimento e l'accelerazione dei processi decisionali non più retti dai principi della supremazia e dell'arbitrio amministrativo. Alla logica dell'esigenza, ormai avvertita da tutti, della semplificazione procedimentale risponde anche e soprattutto il c.d. silenzio assenso che, essendo equiparato ope legis al provvedimento di accoglimento di un'istanza, rappresenta un importante e generale rimedio (tranne alcune eccezioni) per prevenire il prodursi di conseguenze negative collegate all'inerzia amministrativa. Ma nonostante ciò è doveroso rilevare che a distanza di trent'anni dall'entrata in vigore della illuministica legge. 241 la effettiva rivoluzione nell'agire della P.A. e la definitiva rottura col precedente costume amministrativo non sono state completamente realizzate. Ciò a mio avviso è da ritenere tanto più grave ove si consideri che nel nostro ordinamento costituzionale esistono da oltre settanta anni i principi di legalità, del buon andamento e della trasparenza. Principi aventi le precipue finalità: di preservare il cittadino dalle storture ed indebite deviazioni del sistema burocratico nell'estrinsecazione della discrezionalità; di moralizzare la pubblica amministrazione essendo ben noto anche al legislatore il fenomeno dell'arbitrio, del malaffare, della corruzione, del favoritismo esistenti in alcuni apparati della stessa P.A., fenomeno dietro il quale si nascondono in molti che non sempre la magistratura riesce a pescare e sanzionare. Ad avviso di tanti cittadini/operatori perbene l'esistenza tuttora della patologica inerzia amministrativa e dei citato illecito fenomeno trovano la loro ragion d'essere ma mai giustificazione alcuna, nei seguenti rilevanti motivi. Anzitutto nella presenza di un intreccio perverso di norme (criticato anche da Ainis), di troppe autorizzazioni, abilitazioni, licenze, permessi, concessioni, assensi, approvazioni, omologazioni, nullaosta ,dispense...che sono il prodotto della potenza di fuoco di centinaia di uffici, dell'ampliamento della discrezionalità decisionale dei dirigenti che spesso vedono nella semplificazione burocratica ed accelerazione dei procedimenti amministrativi l'affossamento del loro potere e dei loro interessi. Nella persistenza, inoltre, di una certa radicata cultura del segreto e del silenzio che non di rado tradisce la presenza del citato perverso fenomeno intimamente intessuto con i sommersi conseguenti interessi, diretti o indiretti, ma pur sempre a danno della collettività e del suo bene. Nella mancanza, poi, di una valutazione rigorosa in base al merito e selezione imparziale dei funzionari da proporre alla dirigenza degli uffici: è sotto gli occhi di tutti la deleteria nomina e/o avanzamento in carriera, sulla base della predetta discrezionalità amministrativa e tecnica, di soggetti privi di adeguato livello di professionalità e cultura specifica, presupposti indispensabili al raggiungimento dei risultati tipizzati e al miglioramento del Paese. Nell’assenza, infine, di una vera e propria responsabilità dirigenziale e di una seria applicazione di esemplari sanzioni che costituiscono nella nostra società l'unica controspinta alla spinta elusiva dei doveri amministrativi
Trattare la cellulite, aiutare il trofismo cutaneo e agire sulle contratture con le microvibrazioni
Fortunatamente l’approvazione e la diffusione della Endosphères Therapy nel nostro Paese non ha subito rallentamenti da parte della burocrazia, tanto da aver travalicato i confini nazionali ed essere diventata tra le tecnologie più richieste dai professionisti del settore estetico, a livello internazionale. Il merito va ascritto alla sua efficacia. Clinicamente testata, l’Endosphères, infatti, va adagire sulle cause principali della cellulite e degli accumuli adiposi, lavorando su tutti i livelli dalla superficie cutanea sino al muscolo. La tecnologia si basa sulla metodica a Microvibrazione Compressiva®: una serie di movimenti rapidi trasmessi ai tessuti con una successione di pressioni e trazioni continuo. Le microvibrazioni sono effettuate da un manipolo che sfrutta la rotazione di alcune microsfere disposte a cella d’ape. Queste, ruotando su loro stesse, determinano un movimento pulsato e ritmico di ampiezza e frequenza definita, agendo sull’apparato muscolare e tendineo,sia rilassato che in tensione. In questo modo si lavora sia sul tessuto connettivo che sui principali gruppi muscolari determinando una notevole azione sedativa sulla ipereccitabilità dei nervi motori e sensitivi, riducendo contratture e dolore. Inoltre si genera una rilevante iperemia per aumento della vascolarizzazione che migliora la captazione dell’ossigeno favorendo il corretto trofismo muscolare e tessutale. Non solo, le sfere generano un effetto di pompa linfatica con la capacità di eliminare le tossine e i liquidi in eccesso aiutando nel recupero dell’atonicità cutanea, sottocutanea e muscolare. La metodica brevettata e 100% Made in Italy per il trattamento degli inestetismi di corpo e viso, ha alle spalle numerosi studi scientifici che ne convalidano i risultati. Infine, va ricordato che i dispositivi per l’Endosphères Therapy sono sicuri, perché non comportano il contatto diretto tra l’operatore e il cliente grazie all’utilizzo di un manipolo le cui componenti possono essere igienizzate dopo il trattamento.
FONTE: (Articolo tratto da “La Pelle”, numero di Maggio/Giugno 2020)