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Ho dimenticato qualcosa

Ho dimenticato qualcosa…?

Oggi parliamo di interventi di rimedio cognitivo ,  riabilitazione cognitiva e dell'invecchiamento de nostro cervello.

Il cervello “invecchia” come invecchiano tutte le altre parti del nostro corpo.

Tra i 30 e i 75 anni, fisiologicamente, il nostro cervello, arriva a perdere fino al 10% del suo peso e del suo volume andando incontro a una condizione cosiddetta di atrofia cerebrale. L’invecchiamento, però non è armonico: c’è una zona del cervello chiamata ippocampo, dove si ha una selettiva perdita neuronale durante l’invecchiamento.

Che conseguenze ha questo invecchiamento?

Con il passare degli anni si osserva un indebolimento di una serie di abilità: apprendimento, memoria generale, attenzione, capacità di comprendere e risolvere i problemi e in genere tutte le funzioni che richiedono velocità nell’elaborare le informazioni.

L’invecchiamento del cervello comporta anche una maggiore difficoltà nell’adattarsi all’ambiente, difficoltà che può manifestarsi con “irrigidimento” del carattere ed eccessiva apprensione per i cambiamenti.

L’invecchiamento cerebrale “normale” può però presentarsi in modo differente per ognuno di noi: ci sono persone che non mostrano alcun declino delle funzioni neurologiche, incluse quelle cognitive, anche nelle fasi più avanzate dell’età, mentre altri evidenziano precocemente segni e sintomi legati all’invecchiamento stesso.

Da cosa dipende?

Dipende da un insieme di vari fattori, che si intrecciano con cause genetiche e con altri motivi che riguardano prevalentemente lo stile di vita.

I geni di ogni individuo possono essere più o meno predisposti all’insorgenza di alcune patologie che colpiscono il sistema nervoso. Uno stile di vita poco salutare, un’alimentazione scorretta, una vita sedentaria, il fumo, l’abuso di alcol e l’uso di droghe possono danneggiare il cervello molto più rapidamente rispetto a quanto avverrebbe con un processo di trasformazione naturale che riguarda l’invecchiamento fisiologico. Spesso, inoltre, capita che gli anziani riducano i loro contatti sociali o i loro interessi personali. In questo caso il cervello diventa meno attivo e più predisposto all’insorgenza di disturbi cognitivi.

Cosa Fare?

La prima raccomandazione di ogni rivista scientifica accreditata è quella di preservare uno stile di vita salutare, poiché questo riduce lo stress ossidativo delle cellule. E’ opportuno svolgere con regolarità esercizio fisico, che stimola anche la riproduzione dei neuroni; evitare il fumo, l’abuso di alcol e l’uso di droghe.

L’alimentazione deve essere soprattutto parca, perché i pasti abbondanti riducono le prestazioni intellettive e l’efficienza mnemonica, e ricca di quelle sostanze che hanno dimostrato di favorire le funzioni cognitive. Cibi ideali per la memoria sono gli alimenti ricchi di fosfolipidi (lecitina), fibre, minerali (soprattutto ferro e zinco), vitamine (in particolare acido folico, betacarotene e vitamina C) e antiossidanti (polifenoli, bioflavonoidi, antociani), contenuti in larga parte in frutta e verdura e tè verde. L’alimentazione deve inoltre essere composta da alimenti a basso contenuto di grassi saturi (carni grasse, formaggi e prodotti di origine animale in genere) e di colesterolo e ricca, invece, di grassi insaturi che si trovano in noci, pesci grassi, oli vegetali come quello extra-vergine d’oliva o di girasole.

Trattando della farmacoterapia convenzionale è doveroso puntualizzare che non esistono farmaci “nootropi” miracolosi per la memoria.

L’impiego di alcune vitamine (particolarmente la vit. E) ed i preparati donatori di colina hanno dimostrato effetti positivi nel contrastare l’evoluzione dei sintomi.

L’omotaurina, trovata inizialmente nelle alghe marine ed attualmente prodotta per via sintetica, ha dimostrato di proteggere il cervello dall’invecchiamento e di migliorare la funzionalità della memoria, delle abilità di pianificazione ed esecuzione e delle abilità verbali.

 

interventi di rimedio cognitivo - riabilitazione cognitiva - Studio medico Aloè

 

 

Lo sviluppo di problemi attentivi e mnesici con conseguente riduzione delle capacità organizzative può facilmente portare alla sensazione di essere sopraffatti e perdere il controllo (disorientamento). Questa sensazione sfocia in una riduzione dell’efficacia percepita (quanto mi sento in grado di portare a termine compiti in modo soddisfacente) e genera ansia. L’ansia è un’attivazione difensiva che serve per prepararci meglio a pericoli futuri. Quando vengono meno le capacità di pianificazione e le abilità organizzative questa attivazione viene percepita come “allarme” nei confronti di un pericolo di cui non riesco a “prendere le misure”. Un’altra conseguenza è la riduzione dell’autostima, in termini di disorientamento sul valore che l’individuo si riconosce. Tutto ciò porta ad un quadro caratterizzato dalla riduzione della volontà e dell’iniziativa, mancanza di motivazione, sensazione di “inaiutabilità” e rassegnazione.

Intervento riabilitativo:

Il focus della riabilitazione nel trattamento delle difficoltà cognitive, reversibili e irreversibili, è il binomio PERSONA-AMBIENTE. Secondo il modello biopsicosociale le difficoltà individuali sono il risultato di diversi fattori: biologici, psicologici e socio-relazionali. È di fondamentale importanza, quindi, vedere la persona a 360°, considerando la sua storia, l’ambiente in cui vive, lavora e si intrattiene, gli affetti che la circondano e le persone che ne se prendono cura.

La presa in carico della persona presuppone un intervento di riabilitazione cognitiva che possa agire sulle abilità deficitarie, sulle abilità conservate e sul funzionamento globale (cosa faccio e come lo faccio). Per agire sull’ambiente, invece, si utilizza un approccio psicoeducativo, volto a informare e a fornire strumenti utili alla gestione delle difficoltà del familiare/amico. L’intervento psicoeducativo si pone l’obiettivo di ristabilire un clima armonico, riducendo lo stress percepito non solo della persona ma anche degli affetti che la circondano.

Gli interventi di rimedio cognitivo:

La letteratura scientifica dimostra che gli interventi di rimedio cognitivo possono migliorare in modo significativo le funzioni cognitive deficitarie dell’individuo, agendo anche sul suo funzionamento. E’ possibile intervenire sulla memoria, l’attenzione, la pianificazione, il ragionamento e le altre abilità del nostro cervello attraverso un allenamento continuativo e di difficoltà crescente che permette di potenziare le funzioni cognitive, attraverso l’utilizzo di strategie funzionali ed efficaci. L’intervento è individualizzato in base ai bisogni della persona e può essere sia compensatorio che riparativo. Si parla di intervento compensatorio quando si utilizzano delle strategie che “sostituiscono” il deficit così da renderlo marginale nella vita della persona. Tuttavia, una strategia compensatoria può diventare anche riparativa, nel momento in cui viene introiettata.

 

 

Bibliografia

  • Grossi E. Villa L. Riso C. Invecchiamento, declino cognitivo, Alzheimer; ruolo della cultura nella prevenzione della demenza. In: Cultura e Salute di E.Grossi, A. Ravagnan. Springer-Verlag Italia Ed. 2013: pagg.179-191
  • Huijie Li et al. Cognitive intervention for persons with mild cognitive impairment, 2010.
  • Jones M. Gentlecare. Un modello positivo di assistenza per l’Alzheimer. Ed Italiana a cura di Bartorelli L., Carocci Faber 2005
  • Mariani C. Clerici F. Azarya S. Il cervello che invecchia. I quaderni della salute 2 a cura dell’Assessorato alla Salute Comune di Milano-2013
  • Moretto G., Alessandrini F. Invecchiamento del sistema nervoso centrale. In: Radiologia Geriatrica di Guglielmi G. Schiavon F. Cammarota T. Springer Ed. 2006; Pagg. 269-275
  • Zucconi G.G. Cipriani S. Balgkouranidou I. La neurogenesi del cervello adulto. In: L’anziano e la sua cultura. Aspetti biologici, psicologici, relazionali. A cura di Carlo Cristini. Ed Grafo-Brescia 2007: pagg.29-47

 

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